La Rotonda
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La Rotonda non è villa-fattoria, ma villa suburbana, costruita poco al di fuori della città, come la villa di Cricoli di Trissino. È ispirata alle residenze degli antichi Romani desiderosi di vivere a contatto con la natura senza allontanarsi troppo dal luogo del potere: una tipologia rilanciata dai potenti cardinali di primo Cinquecento con le loro “vigne”, dove Trissino e Palladio erano stati spesso ospiti durante i viaggi a Roma.
Il sito in cui sorge è particolarissimo perché offre a Palladio la possibilità di una citazione letteraria dalle pagine in cui lo scrittore antico Plinio il Giovane descrive la propria villa nell’antica Tuscia: la Rotonda sorge su un «monticello di ascesa facilissima» ed è circondata da colli che ne fanno un «molto grande teatro».
Il committente Paolo Almerico è figura singolare: uomo di chiesa, con una brillante carriera alla corte di ben due papi, è accusato di omicidio e passa diversi anni in prigione prima di commissionare la villa nel 1566. Abitabile nel 1569 ma ancora incompleta, la Rotonda viene ceduta nel 1591, due anni dopo la morte di Almerico, ai fratelli Odorico e Mario Capra che la portano a termine. Vincenzo Scamozzi interviene sul progetto dopo la morte di Palladio, tagliando al centro le quattro scalinate per consentire un accesso diretto al basamento della villa: certo un miglioramento distributivo, ma con un impatto crudele sull’edificio, che verrà cancellato solo alla fine del Settecento. È di Scamozzi anche la coppia di aperture che danno aria ai pronai, di una forma ovale inconsueta nel linguaggio palladiano.
La decorazione dell’edificio è sontuosa, con interventi di Lorenzo Rubini e Giambattista Albanese (statue), Agostino Rubini, Ottavio Ridolfi, Ruggero Bascapè, Domenico Fontana e forse Alessandro Vittoria (decorazione plastica di soffitti e camini), Anselmo Canera, Bernardino India, Alessandro Maganza e più tardi Ludovico Dorigny (apparati pittorici).
In origine la Rotonda era isolata e priva di annessi agricoli, realizzati in seguito da Scamozzi. È un’astrazione, specchio di un ordine e un’armonia superiori. Orientata con gli spigoli verso i quattro punti cardinali per essere letta come volume, è composta da cubo e (semi)sfera, le figure base dell’universo platonico. Le fonti per un edificio residenziale con una sala rotonda al centro sono molteplici, dai progetti di Francesco di Giorgio ispirati a villa Adriana, alla casa di Mantegna a Mantova (o la sua Camera degli Sposi nel castello di San Giorgio), sino a modelli letterari come il Mausoleo di Alicarnasso, anch’esso quadrato, con quattro pronai identici e una cupola. I suoi alzati sono debitori delle rappresentazioni di templi antichi sulle monete imperiali romane.
La Rotonda resta un unicum nell’architettura di ogni tempo e nella stessa produzione di Palladio, che ne era certo consapevole. Come recita un sonetto del poeta e artista Giovanni Battista Maganza indirizzato a Paolo Almerico: «La Rotonda è il più bel progetto che Palladio abbia mai fatto perché voi lasciaste briglia sciolta al suo cervello».
Guido Beltramini (2020)
- Collezione
- Museo Palladio
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